Coronavirus e “SputtaNapoli”: il Sud continua ad “intraprendere”, nonostante tutto

“I meridionali non dovranno più intraprendere”. Queste parole pronunciate da Carlo Bombrini, governatore della neonata Banca Nazionale del Regno d’Italia, è quella che più mi risuona nella mente ogni volta che, da Roma in su, viene rovesciato livore e odio su Napoli e il sud Italia. L’emergenza coronavirus ha moltiplicato esponenzialmente le dimostrazioni di disprezzo, di millantata “superiorità” del Nord da parte di medici, addetti ai lavori e persino giornalisti… ed evito il cenno ad un ben noto schieramento politico.

Si era all’indomani dell’unità d’Italia quando Bombrini lanciò il monito per il futuro, segnando il destino del Sud, relegandolo a mera colonia del regno sabaudo. L’indirizzo dato dai reali piemontesi d’altronde era proprio questo. Contestualmente si presentava il piano economico finanziario che prevedeva lo smantellamento delle aziende del Sud, il trasferimento dei beni al Nord e l’impoverimento materiale e immateriale di una lunga striscia dello stivale fino ad allora ricco, invidiato ed autosufficiente.

Un retagio che, evidentemente, è arrivato fino ai giorni nostri e che pesa ancora su una città-capitale come Napoli e un Sud affossati ogni qualvolta si cerchi, timidamente, di far emergere un primato, un’eccellenza o una capacità.

Lo ha dimostrato la polemica Ascierto, lo hanno confermato le gaffe di Striscia la Notizia, Enrico Mentana, Mirta Merlino e una lista lunghissima di giornalisti. Sono dovuti venire giornalisti e testate internazionali da oltre confine per dimostrare al mondo quanto Napoli sia effettivamente una città a cui – almeno all’estero – si guarda con interesse, come una città importante merita, come una ex capitale decaduta merita. In casa nostra, in cui i napoletani si sentono sempre più estranei, ogni eccellenza viene invece derisa, dieci persone riprese in una strada di un chilometro diventano incoscienti che mettono a rischio la salute mondiale e i numeri contenuti di contagi che si registrano a Napoli, in Campania e nelle regioni dal Lazio in giù non sono altro che frutto di una fortuna sfacciata che ha sorriso ad una “regione arretrata” e depressa del “Bel Paese.

Troppe volte abbiamo sentito in questi giorni frasi come “se fosse successo al Sud quello che – purtroppo – sta accadendo in Lombardia staremmo contando i morti”, probabilmente un modo per coprire le inefficienze emerse nella cosiddetta locomotiva d’Italia e nella rinomata sanità settentrionale che proprio non può permettersi che passi il messaggio che tutto sommato anche curarsi a Napoli non sia impossibile, che la sanità lombardo-veneta qualche pecca effettivamente possa averla e che la gesione politica del comparto medico sia sottoposta periodicamente a inchieste di proporzioni immani. Potenzialmente si tratterebbe di una perdita economica drammatica per quella che viene considerata tra le aziende più redditizie delle regioni a guida Lega. Ci vorranno anni, ma prima o poi le migliai di vittime innocenti che l’Italia si trova a piangere in questi giorni avranno la giustizia che meritano. Chi ha sbagliato, anche politicamente, pagherà.

“I meridionali non dovranno più intraprendere” ma in questi giorni sta dando prova di civiltà, di rispetto delle regole – con le fisiologiche eccezioni che si registrano ovunque – e di efficienza, nonostante i mezzi esigui a disposizione. Contagi ridotti, cure all’avanguardia, modelli di gestione e corse contro il tempo stanno dimostrando quanto, nelle difficoltà e contro un nemico comune, i meridionali sappiano fare squadra dando il meglio di loro stessi.

“I meridionali non dovranno più intraprendere”, ma se ne fregano e continuano a farlo. Uno smacco troppo grande per quelli che li considerano “inferiori”, arretrati… terroni. Una rivalità che si tramanda di generazione in generazione che nulla potrà mai cancellare se non la verità scritta nero su bianco nei libri di scuola.

Quando la liberazione dai Borbone “sporchi e cattivi” sarà sostituita da una guerra di conquista, una colonizzazione con tanto di razzie, stupri e lager, solo allora si potranno iniziare a buttare le basi di una convivenza civile, dell’unità tanto professata e mai pienamente acquisita nelle coscienze e nei fatti.

“I meridionali non dovranno più intraprendere” e guai se alzano un po’ la testa. Saranno additati come piagnoni, ladri, farabutti e la cosa finirà in caciara. Nessuno nasconde le tante difficoltà, la criminalità organizzata, atteggiamenti inurbani e le problematiche di una terra difficile abbandonata a se stessa, ma non può essere una descrizione sempre e solo a senso unico.

Per questo ogni articolo stereotipato, ogni allusione, ogni attacco dovrebbero essere accolti come una certificazione: Napoli è ancora una temuta capitale, il sud è ancora una nazione che non si rassegna e che urla “IO CI SONO, NONOSTANTE TUTTO”. Un grido strozzato, ma ricco di orgoglio. Sorridete dunque. Il sud c’è ed è migliore di quanto vogliano farvi credere.

Il sud continua ad “intraprendere”, se ne facciano una ragione.

Letture consigliate:
https://amzn.to/34xg3wj
https://amzn.to/34w7CRD

Lascia un commento